Fabio Cavallari

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“Fabio Cavallari”

Maricia Roccaro presidente dell’associazione Humanity Onlus ci racconta l’incontro con l’autore del libro “Mutazioni” Fabio Cavallari <<conoscendolo seppur da poco tempo, un giorno lo contattai chiedendogli: La vuoi scrivere la mia storia?» Senza molti preamboli, giri di parole, contestualizzazioni, una domanda diretta, alla quale rispose d’istinto: sì, accetto la sfida!!!
Fabio nel preludio scrive: << Ho scritto Mutazioni quasi in presa diretta con la sua narrazione. Ho prestato la mia scrittura alla sua voce, mi sono lasciato incarnare dalle sue parole. È nato un libro scritto in prima persona. Scrivere implica sempre un coinvolgimento personale, un’immersione nelle pieghe nascoste del proprio vissuto. È un fenomeno di straordinaria bellezza, una condizione di grazia che ha sempre volti e nomi cui rendere conto. Non si scrive per sé, ma per ridisegnare il contorno del passato, per raccogliere i frammenti sfuggiti che compongono il mosaico del futuro. Si scelgono parole, avverbi, aggettivi, nello stesso modo in cui un calzolaio sceglie le pelli, il cuoio e la tomaia per confezionare un paio di scarpe.
È un lavoro artigiano, la meticolosa ricerca dell’incastro perfetto, della combinazione armonica tra passione e razionalità. Ci sono sfide nella scrittura che inducono a confondere intelletto e corpo, esperienze personali e dimensioni collettive. La scrittura non è altro che un tentativo, talvolta goffo e a volte approssimativo, di  dare consistenza e incarnazione a un valore simbolico, a una parabola, attraverso la parola>>.
Fabio Cavallari, giornalista e scrittore,  collabora con giornali, settimanali e con strutture pubbliche e private nel campo della comunicazione. È autore dei volumi Fuori dalla metafora del volo (Laterza) e, con suor Maria Gloria Riva, Volti e stupore. Uomini feriti dalla bellezza e Mendicanti di bellezza. Un non credente e una monaca a confronto sulla vita, entrambi editi dalle Edizioni San Paolo. Nel 2010 ha pubblicato presso Guerini e Associati La forza del cambiamento (scritto con Raffaele Cattaneo).

Mutazioni: progetto sociale

mutazioni; humanity onlus
La storia di Maricia Roccaro si manifesta come paradigma positivo, entro cui la
malattia non è la parola ultima, ma parte integrante del percorso della vita. Proprio
per il carattere esperienziale della sua storia, unica nel suo genere ma al contempo
termine di paragone per tutti, essa intende offrirsi al lettore come parola di
confronto e conforto per una pluralità di persone che si trovano, loro malgrado, ad
affrontare le sfde del male. Il carattere «sociale» dell’esperienza narrata non
intende pertanto fermarsi al racconto, bensì diventare essa stessa «strumento» di
supporto e aiuto.
Il libro pertanto, oltre al valore culturale che intende promuovere, si pone
l’obbiettivo di diventare viatico per sostenere l’Associazione «Humanity Onlus»,
con sede a Catania, di cui Maricia Roccaro è Presidente.
L’Associazione si pone come obiettivo primario quello dell’assistenza sanitaria e
socioassistenziale a malati fragili non autosufficienti che vivono in famiglie
disagiate. In seno all’associazione sono presenti diversi operatori da Medici a
Infermieri a Sociologi a operatori, ma anche persone che hanno soltanto la voglia di
donare il proprio tempo agli altri.

Mutazioni

mutazioni; humanity onlus


Mutazioni è un racconto coraggioso, una narrazione di sé, della malattia e della
speranza, dell’imprevisto e della capacità di riprendere in mano i fli della propria
vita. Una donna di scienza, un medico, una dottoressa che per professione e per
missione si prendeva cura degli altri, di colpo si ritrova dall’altra parte della
barricata. In un istante, tutto cambia. Le prospettive, le coordinate stesse del curare,
il quotidiano domestico, la vita pubblica. Non più come prima. Mai più. Forse non
si può guarire, ma si può sempre curare. Lo sguardo cambia. Tutto attorno si
muove come sempre, ma tutto attorno cambia irreversibilmente. Una malattia. Una
malattia rara: la «Fabry». Essa danneggia o altera la funzione di diversi organi o
apparati, si eredita attraverso i geni. Ha un andamento progressivo. I sintomi non
compaiono tutti contemporaneamente e spesso sono presenti solo in parte.
L’incidenza annuale è di 1/80.000 nati vivi, ma la prevalenza potrebbe essere
sottostimata per via delle diffcoltà legate alla diagnosi.
Mutazioni è la storia di Maricia Roccaro, nefrologo da 20 anni, che a Bronte, in
provincia di Catania, dirige un centro di dialisi. Medico e paziente e ancora medico.
Pagina dopo pagina, il libro narra un’esperienza reale e nel farlo si pone come
«strumento» paradigmatico per la divulgazione della conoscenza di una malattia
sconosciuta spesso anche dal mondo medico. Come diagnosticarla? Quali i sintomi?
Come affrontarla? Quali sono i trattamenti oggi disponibili per farvi fronte? Dove
bisogna recarsi? A tutte queste domande il libro cerca di dare risposte esaustive,
offrendo una panoramica complessiva, dei bisogni e delle necessità impellenti per
conoscere, affrontare e curare.
Mutazioni è un libro, è un tratto di vita, è uno spaccato temporale del nostro
millennio. È il viatico affinché medici, ricercatori, istituzioni e associazioni di
pazienti, possano riconoscersi in una comunità, in una rete di relazioni, di mutuo
soccorso.
Mutazioni è l’aiuto reciproco, per restare umani.

Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne

giornata mondiale sulla violenza alle donne; humanityonlus

stop alla violenza; humanity onlus;

25 Novembre: Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne.

La Violenza sulle donne rimane una piaga della nostra società, in alcune circostanze favorita anche dall’emergenza coronavirus che ha costretto molte donne a restare tra le mura domestiche con il proprio “aguzzino”. Nei primi 10 mesi del 2020 i femminicidi sono stati 91. Gli abusi nei contesti intra-familiari sono raddoppiati rispetto al 2019 come dimostrano le chiamate arrivate al numero antiviolenza 1522 che raccoglie le denunce di abusi e stalking. La violenza sulle donne è una realtà a livello internazionale, distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà, e la vita delle persone. La Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne nasce con lo scopo di sensibilizzare e creare consapevolezza intorno a questo contesto. Nel mondo, c’è ancora una donna su tre che ha subito almeno una volta un episodio di violenza, fisica, psicologica o sessuale, nella propria vita. Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. La data fu scelta da un gruppo di attiviste che si erano riunite a Bogotà nel 1981 per l’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, brutalmente assassinate il 25 novembre 1960 e considerate coraggiose rivoluzionarie e paladine della libertà. Quel giorno le tre donne si recarono a far visita ai loro mariti in carcere quando furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare che le portarono in un luogo nascosto. Qui furono torturate, stuprate, massacrate a colpi di bastone e strangolate a bordo della loro auto. L’unica sopravvissuta fu la quarta delle sorelle Mirabal, Belgica Adele, che dedicò la sua vita a onorare il ricordo delle tre sorelle, successivamente scrisse  un libro di memorie: Vivas in su jardin. Le sorelle Mirabal sono conosciute anche con il nome “Mariposas”, poiché simili a delle farfalle in cerca di libertà. 

A Natale puoi…

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raccolta beneficenza giocattoli; humanity onlus ;

A Natale puoi

In  occasione dell’avvicinarsi delle festività Natalizie, l’associazione Humanity Onlus ha deciso di fare una raccolta giocattoli  dedicata ai bambini disagiati. I giocattoli in buone condizioni che i nostri figli non usano più possono diventare una grande fonte di gioia e divertimento per i meno fortunati I volontari ogni giorno raccoglieranno i giochi donati e prepareranno un pacco regalo da destinare ad ogni famiglia.  Partecipa anche tu a questa iniziativa, contattaci.

Primo corso “Volontario Humanity”

volontari humanity onlus;

volontari humanity onlus;

Oggi si è svolto il primo corso

” Volontario Humanity”

Fare volontariato e assistenza significa diventare parte integrante dell’équipe: il volontario Humanity è una figura “professionalizzata” che dopo un’attenta selezione viene rigorosamente formata con corsi di base e di aggiornamento. Per loro il percorso di formazione è volto, da un lato, essere informati sulle attività dell’Associazione e della Mission. dall’altro si inizia ad essere affiancati dai volontari responsabili di ogni settore. “Prima i valori, dopo  il nostro aiuto”: Eguaglianza- Continuità -Riservatezza- Partecipazione- Sicurezza- Disponibilità- Equità. Il nostro codice etico è fondamentale conoscerlo e condividerlo per iniziare una nuovo percorso di vita. Siamo soddisfatti dei nostri partecipanti, e restiamo in attesa di nuove adesioni in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo oggi.  Potete contattare la nostra segreteria al +39 3474500031

Giornata mondiale del sangue cordonale 2020

giornata mondiale sangue cordonale; humanity onlus;

assistenza infanzia; humanity onlus;17 Novembre Giornata mondiale del sangue cordonale

Il cordone ombelicale è il collegamento fisico tra il feto e la sua mamma: il “filo” che, unendo l’addome del bimbo alla placenta, mette in comunicazione i due sistemi circolatori (fetale e materno). Trasporta ossigeno e sostanze nutritive dalla placenta al feto e sostanze di scarto nella direzione contraria. Durante il parto le cellule staminali (presenti nel sangue del cordone ombelicale) possono essere prelevate tranquillamente e senza alcuna pratica invasiva nei confronti della madre o del neonato. Ad oggi, in Italia oltre il 95% dei cordoni viene gettato come un rifiuto speciale, sprecando un prezioso materiale biologico dalle enormi potenzialità terapeutiche (il parto è l’unica occasione in cui è possibile prelevare le cellule staminali in modo semplice e veloce e non invasivo). Attualmente le cellule staminali possono essere conservate in una banca privata – familiare oppure possono essere donate in una banca pubblica, per dare la possibilità di cura alle persone che necessitano il trapianto. Il 15 novembre del 1988 è stato effettuato il primo trapianto con le cellule staminali cordonali. Si tratta del caso del paziente Matthew Farrow affetto da Anemia di Falconi. All’età di 5 anni è stato curato grazie al sangue cordonale prelevato dalla sorella che dalla diagnosi prenatale è risultata non affetta dalla malattia. Il paziente è completamente guarito e gode tutt’ora, di ottima salute ed è tra i principali promotori e sostenitori a livello mondiale. Il futuro dell’utilizzo del sangue cordonale in medicina è importante, ogni anno porta a nuovi progressi; per le famiglie è divenuto fondamentale  considerare la conservazione del sangue cordonale. Conservare queste potenti cellule staminali presso una banca privata potrebbe un giorno offrire un supporto terapeutico, o addirittura un’ancora di salvezza, a te e ai tuoi figli.

L’emergenza Covid a Catania

emergenza covid; humanity onlus;Emergenza Covid, a Catania la Rete Civica della Salute in supporto ad Asp e Comuni

Una comunicazione ravvicinata, organizzata e risolutiva tra i Comuni e l’Azienda sanitaria provinciale: è questo il risultato dell’accordo di collaborazione operativa proposto dalla Rete Civica della Salute (RCS) all’Asp di Catania e fatto proprio dall’Azienda sanitaria. Di fronte alle criticità che si moltiplicano a causa dell’emergenza COVID, che determina situazioni di attese prolungate, mancanza di risposte e un sovraccarico, quando non addirittura veri e propri “cortocircuiti”, nelle comunicazioni tra amministrazioni locali e cittadini da un lato e servizi sanitari dall’altro, nell’area metropolitana etnea i volontari della RCS mettono a disposizione il proprio impegno e il proprio tempo per svolgere appieno la propria funzione di facilitatori. Lo schema di collaborazione è stato affinato e approvato nell’incontro al quale hanno partecipato il Direttore sanitario dell’Asp Antonino Rapisarda, il presidente del Consiglio Consultivo dell’Asp Angelo Murgo e il coordinatore regionale della RCS Pieremilio Vasta, accompagnato da Maricia Roccaro, referente provinciale della RCS e medico dell’Asp, e da Salvatore Gullotta, Riferimento civico e medico di base. Sotto il profilo pratico, in ognuno dei nove distretti sanitari che fanno capo all’Asp etnea viene attivata una “linea diretta” attraverso cui i Riferimenti civici, accreditati nei Comuni dell’area metropolitana, possono porre direttamente all’attenzione degli incaricati del distretto le segnalazioni e richieste raccolte e indicate dal territorio, agevolando di fatto la comunicazione tra l’istituzione sanitaria e i sindaci, che in questa emergenza sono tra le figure quotidianamente in prima linea. Grazie a questa “linea diretta”, che prevede un appuntamento quotidiano fisso in tutti i distretti, Asp e RCS auspicano di diminuire sensibilmente il disagio e le difficoltà vissute dai cittadini e, allo stesso tempo, di ridurre le pressioni e tensioni a cui sono sottoposti i servizi sanitari per un verso e gli enti locali per altro verso. “Si individua così una soluzione ad alcuni dei problemi che la pandemia in corso causa o aggrava”, dichiara il Direttore sanitario dell’Asp Antonino Rapisarda. “Siamo consapevoli che la condivisione di linee di servizio con un insieme di cittadini particolarmente attenti, sensibili e impegnati può fare la differenza in termini concreti e significativi”. “A coprire il territorio saranno fin da subito i primi 35 Riferimenti civici già accreditati nei diversi Comuni dell’area catanese. Allo stesso tempo siamo impegnati a completare le procedure di accreditamento dei Riferimenti civici nei restanti Comuni”, spiega Pieremilio Vasta, coordinatore della Rete Civica della Salute della Sicilia e presidente del Comitato Consultivo del Policlinico di Catania. “Quello che oggi è stato varato è infatti un vero e proprio modello di protagonismo civico che conferma l’importanza dei Riferimenti civici, i quali diventano allo stesso tempo le ‘orecchie’ dell’Asp sul territorio, sostegno dei sindaci in un settore delicato e importantissimo e operatori sociali al fianco dei singoli cittadini”. “Questa collaborazione può sicuramente apportare miglioramenti ad un sistema che in questo momento è veramente in crisi”, aggiunge Salvatore Gullotta, medico di base e Riferimento civico. “Il punto di vista dell’organizzazione sanitaria e il punto di vista di chi opera sul territorio non sempre convergono. In questo momento ci sono cittadini chiusi in casa, che non vengono sottoposti a tampone oppure, non ricevono gli esiti dell’esame già fatto e, quindi, nemmeno le liberatorie, e rimangono senza informazioni, in quarantena. Bisogna intervenire in modo non generalizzato ma specifico, in particolare sui casi più gravi per i quali noi medici di base, in una sorta di sistema fai-da-te, riusciamo a fare intervenire il 118. Ma è decisamente fondamentale che si operi ‘a sistema’ in modo non generalizzato, con una corsia preferenziale, anche in termini di informazioni, per le situazioni più gravi. E proprio in questo senso l’accordo trovato risulta utile, quando non indispensabile”. “Si tratta, per i protagonisti civici della Rete, di un impegno enorme”, commenta Maricia Roccaro, referente provinciale della RCS e medico dell’Asp. “Un impegno però che sento di poter definire senza esitazione come particolarmente gratificante. Si fornisce un servizio irrinunciabile alla comunità. Si tratta – ed è questo il nucleo fondante della mia partecipazione – di dare un supporto volontario che si aggiunge al dovere professionale, lo integra e lo perfeziona”. “A Catania viene sperimentata questa forma di sussidiarità – conclude Pierfrancesco Rizza, presidente della Conferenza dei Comitati Consultivi delle Aziende sanitarie e ospedaliere siciliane – che auspichiamo possa replicarsi anche negli altri territori siciliani, visto che ovunque l’emergenza COVID sta determinando situazioni e impegni nuovi per i quali è necessario strutturare nuove formule di comunicazione efficace”.

Fonte: www.cataniatoday.it

 

Emergenza Ospedale Cannizzaro Catania

Presso l’ Azienda Ospedaliera per l’Emergenza Cannizzaro Catania le prenotazioni di prestazioni sanitarie non possono essere richieste allo sportello ma obbligatoriamente telefonicamente – numero verde da rete fissa ☎️ 800837621 o ☎️ 095.7262107 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 13) – o via email all’indirizzo: ufficioticket@aoec.it, allegando l’impegnativa e inserendo un recapito telefonico.

Giornata Mondiale dei Poveri 2020

humanityonlus; giornata mondiale povertà; humanity onlus;

IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
15 novembre 2020
“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32)

“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32). La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40).

1. Prendiamo tra le mani il Siracide, uno dei libri dell’Antico Testamento. Qui troviamo le parole di un maestro di saggezza vissuto circa duecento anni prima di Cristo. Egli andava in cerca della sapienza che rende gli uomini migliori e capaci di scrutare a fondo le vicende della vita. Lo faceva in un momento di dura prova per il popolo d’Israele, un tempo di dolore, lutto e miseria a causa del dominio di potenze straniere. Essendo un uomo di grande fede, radicato nelle tradizioni dei padri, il suo primo pensiero fu di rivolgersi a Dio per chiedere a Lui il dono della sapienza. E il Signore non gli fece mancare il suo aiuto.

Fin dalle prime pagine del libro, il Siracide espone i suoi consigli su molte concrete situazioni di vita, e la povertà è una di queste. Egli insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui. Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere» (2,2-7).

2. Pagina dopo pagina, scopriamo un prezioso compendio di suggerimenti sul modo di agire alla luce di un’intima relazione con Dio, creatore e amante del creato, giusto e provvidente verso tutti i suoi figli. Il costante riferimento a Dio, tuttavia, non distoglie dal guardare all’uomo concreto, al contrario, le due cose sono strettamente connesse.

Lo dimostra chiaramente il brano da cui è tratto il titolo di questo Messaggio (cfr 7,29-36). La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando esse sono accompagnate dal servizio ai poveri.

3. Quanto è attuale questo antico insegnamento anche per noi! Infatti la Parola di Dio oltrepassa lo spazio, il tempo, le religioni e le culture. La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione di una vita pienamente umana. La scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto.

Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione. Non si tratta di spendere tante parole, ma piuttosto di impegnare concretamente la vita, mossi dalla carità divina. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, ritorno su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 12,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana.

4. Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. Come possiamo contribuire ad eliminare o almeno alleviare la sua emarginazione e la sua sofferenza? Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. Non possiamo sentirci “a posto” quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità.

È vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali.

5. Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Quante mani tese si vedono ogni giorno! Purtroppo, accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità. Accade così che, solo quando succedono fatti che sconvolgono il corso della nostra vita, gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi “della porta accanto”, «di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 7), ma di cui nessuno parla. Le cattive notizie abbondano sulle pagine dei giornali, nei siti internet e sugli schermi televisivi, tanto da far pensare che il male regni sovrano. Non è così. Certo, non mancano la cattiveria e la violenza, il sopruso e la corruzione, ma la vita è intessuta di atti di rispetto e di generosità che non solo compensano il male, ma spingono ad andare oltre e ad essere pieni di speranza.

6. Tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! La mano tesa del medico che si preoccupa di ogni paziente cercando di trovare il rimedio giusto. La mano tesa dell’infermiera e dell’infermiere che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati. La mano tesa di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare quante più vite possibile. La mano tesa del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gente. La mano tesa del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore. La mano tesa del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare. La mano tesa di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una litania di opere di bene. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione.

7. Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa. Essa, piuttosto, offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi.

Questo momento che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale. Abbiamo maturato l’esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole. Questo è un tempo favorevole per «sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo […]. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà […]. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente» (Lett. enc. Laudato si’, 229). Insomma, le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona.

8. “Tendi la mano al povero”, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: «Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. […] Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). L’Apostolo insegna che la libertà che ci è stata donata con la morte e risurrezione di Gesù Cristo è per ciascuno di noi una responsabilità per mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più deboli. Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo.

Il libro del Siracide ritorna in nostro aiuto: suggerisce azioni concrete per sostenere i più deboli e usa anche alcune immagini suggestive. Dapprima prende in considerazione la debolezza di quanti sono tristi: «Non evitare coloro che piangono» (7,34). Il periodo della pandemia ci ha costretti a un forzato isolamento, impedendoci perfino di poter consolare e stare vicino ad amici e conoscenti afflitti per la perdita dei loro cari. E ancora afferma l’autore sacro: «Non esitare a visitare un malato» (7,35). Abbiamo sperimentato l’impossibilità di stare accanto a chi soffre, e al tempo stesso abbiamo preso coscienza della fragilità della nostra esistenza. Insomma, la Parola di Dio non ci lascia mai tranquilli e continua a stimolarci al bene.

9. “Tendi la mano al povero” fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.

In questo panorama, «gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 54). Non potremo essere contenti fino a quando queste mani che seminano morte non saranno trasformate in strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero.

10. «In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine» (Sir 7,36). È l’espressione con cui il Siracide conclude questa sua riflessione. Il testo si presta a una duplice interpretazione. La prima fa emergere che abbiamo bisogno di tenere sempre presente la fine della nostra esistenza. Ricordarsi il destino comune può essere di aiuto per condurre una vita all’insegna dell’attenzione a chi è più povero e non ha avuto le stesse nostre possibilità. Esiste anche una seconda interpretazione, che evidenzia piuttosto il fine, lo scopo verso cui ognuno tende. È il fine della nostra vita che richiede un progetto da realizzare e un cammino da compiere senza stancarsi. Ebbene, il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore. È questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore. Questo fine appare nel momento in cui il bambino si incontra con il sorriso della mamma e si sente amato per il fatto stesso di esistere. Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo.

In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri. La Vergine Maria conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla. Per la minaccia di Erode, con Giuseppe suo sposo e il piccolo Gesù è fuggita in un altro paese, e la condizione di profughi ha segnato per alcuni anni la santa Famiglia. Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata.

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2020, Memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova.

Francesco

Fonte: www.vatican.va